Una voce tanto fa…

Il canto e il mistero dello strumento più straordinario che esista: la voce

di Giordano Montecchi

Vale per la voce quel che Agostino diceva del tempo: se nessuno me lo chiede so cos’è, ma se cerco di spiegarlo non lo so più. Come il tempo essa rappresenta l’esperienza forse più decisiva e pervasiva della nostra vita: il pianto del neonato, la voce della mamma (ancora non vista), e poi il mondo attorno a noi o dentro di noi: voci di persone, la voce amata, la radio, cantanti, attori, tenori, soprani, voci d’animali, la voce della coscienza, la voce del sangue, la voce della natura, voci enciclopediche, voci che circolano e via dicendo.

Dall’antichità a oggi la voce è anche uno dei concetti filosofici più ardui, profondi e controversi: la voce è mistero. Ma non solo per filosofia, psicologia, fisiologia, bensì anche per la storia. Del passato noi possediamo o possiamo ricostruire tantissime cose: immagini, fisionomie, paesaggi, testi, lingue, tecnologie, edifici, oggetti, corpi addirittura.

Ars antiqua, ars novissima: affinità elettive tra vocalità antica e vocalità contemporaneaMa la voce – cioè la sua apoteosi che è il canto, poiché è di questo che stiamo parlando – resta preclusa. Su di essa si possono fare solo congetture. Abbiamo ricostruito strumenti, decifrato notazioni impossibili, indagato le più minute sottigliezze delle prassi esecutive, ma non sappiamo bene come, all’epoca di Agostino, di Michelangelo, o di Vivaldi, si cantasse. Difficile dire se questo cono d’ombra sia uno handicap o una fortuna. Alla voce infatti, l’arma invincibile di Orfeo, di Circe, delle Sirene, più che mai si attaglia questa penombra quasi mitica. Quel che è certo, invece, è che la voce è lo strumento più incredibilmente versatile e malleabile che esista. A ricordarcelo e a rilanciare questa ricchezza è uno scenario nel quale quotidianamente, dai confini più remoti, ci giungono le voci innumerevoli e diversissime di un pianeta che mai prima d’ora abbiamo potuto ascoltare così globalmente. A sua volta, l’interrogarsi e l’indagare in prospettiva storica e filologica su come si cantasse nei secoli scorsi alimenta e corrobora quella imprescindibile ricerca sulla voce e sul canto che, oggi più che mai, ci indica sempre nuovi e inesauribili modi, tecniche, apprendistati, sfide. E proprio la voce diventa il luogo nel quale storia e geografia, passato e presente si connettono fra loro e si interrogano senza fine. Per questo da millenni, cascasse il mondo, cambiasse tutto: musiche,lingue, costumi, credenze, gli uomini non hanno mai smesso un istante di cantare.