Il suono giallo

La drammaturgia che Kandinskij scrisse ed inserì all’interno dell’almanacco, “Der Blaue Reiter” (il cavaliere azzurro).

di Luigi Verdi

Utopia sinestesica per l’unità espressiva delle diverse forme artistiche.

Nelle sue “composizioni sceniche” e in particolare in Der gelbe Klang (1909-1914), Kandinskij tenta la realizzazione di un progetto nel quale forme artistiche diverse si fanno portatrici di un valore interiore unico: in questa prospettiva movimento sonoro (musica, voce umana allo stato puro), movimento plastico (danza, scultura in movimento) e movimento cromatico (luce, colore) sono trattati secondo un unico progetto, interagendo fra loro subordinati ad un fine interiore. Dal punto di vista drammaturgico, gli avvenimenti si succedono apparentemente senza scopo: le voci umane non hanno messaggi concettuali da trasmettere, non hanno un’azione da sviluppare, come i messaggeri della tragedia antica. I suoni prodotti restano inarticolati o, al più, si compenetrano come incantazioni poetiche brevi, ripetute da un quadro all’altro. Se vi sono delle parole, sono utilizzate per creare un’atmosfera, per «rendere l’anima ricettiva». Nelle didascalie poste da Kandinskij all’interno di Der gelbe Klang si legge, ad esempio: «Le persone parlano dapprima tutte insieme come in estasi; poi ripetono, ognuna per proprio conto, le stesse parole… A tratti le voci si fanno roche. A tratti qualcuno grida come un ossesso. A tratti le voci si fanno nasali, ora lente, ora furiosamente rapide [...] Si sviluppa una danza generale che inizia in punti diversi e dilaga via via trascinando tutti con sé… A volte si tratta di movimenti collettivi. Interi gruppi ripetono a volte un unico movimento, sempre uguale».

La novità del linguaggio artistico di Der gelbe Klang si distinse sia per l’ampio dibattito artistico che seppe suscitare sia per le difficoltà pratiche di realizzazione. Nel maggio 1914 Hugo Ball, drammaturgo alla Münchner Kammerspiele, aveva proposto al Kunstlertheater di Monaco di Baviera la rappresentazione di Der gelbe Klang, ma senza successo. Un’altra iniziativa del compositore Thomas von Hartmann, che ne scrisse la musica e la propose a Kostantin Stanislavskij, regista del Teatro degli Artisti di Mosca, non ebbe seguito. L’opera dovette attendere circa sessant’anni per essere rappresentata la prima volta, nel 1975, nella messa in scena di Jacques Polieri all’Abbazia di Saint Baume in Provenza, con musica di Alfred Schnittke, allestimento riproposto l’anno successivo al Théâtre des Champs-Elysées di Parigi; Jacques Polieri aveva progettato una versione cinematografica di Der gelbe Klang già nel 1957 coinvolgendo per quella occasione il pittore Erik Mortensen.

Una nuova messa in scena si ebbe nel 1982, a cura di Ian Strasfogel, al teatro Marymount di Manhattan, in occasione di un’esposizione di Kandinskij al Salomon Guggenheim Museum: la musica era stata elaborata da Gunther Schuller per coro e orchestra, sui frammenti originali di Thomas von Hartmann conservati presso lo Hartmann Archive della Yale University.

La realizzazione di Alfred Schnittke, per ensemble strumentale, soprano e coro, non è basata sui frammenti musicali di von Hartmann ma, utilizzando una tecnica compositiva molto avanzata, impensabile ai tempi di Kandinskij, interpreta fedelmente le indicazioni del testo originale kandinskijano, cogliendone pienamente il senso e l’intima essenza, re-interpretandolo nella direzione di una libertà espressiva non ostacolata da vincoli filologici. Lo spirito della drammaturgia di Kandinskij è così restituito da Schnittke con un linguaggio personale e uno stile musicale certo aggiornato rispetto al primo decennio del Novecento, ma straordinariamente aderente all’assunto originale.